Il caffè, parte I. Breve storia e la giornata del sospeso

caffe_sospesoLungo, corto, macchiato, schiumato, in tazza fredda, in vetro, dec, alla nocciola, con panna, corretto, brasiliano, alla viennese….tanti modi per desiderarlo ma una cosa in comune con tutte: un piccolo piacere che ci concediamo almeno una volta al giorno, che accompagna il nostro risveglio, una pausa dal lavoro o semplicemente una scusa per incontrare un amico (o l’incontro è la scusa per berlo?). Il caffè, questo amato chicco di cui noi napoletani vantiamo un eccelso distillato, quell’espresso che tutta Italia ci invidia.

Ma da dove arriva il caffè?  L’etimologia sembra derivare dall’arabo “qahwa” (قهوة), al turco Kahve poi trasformato in italiano “caffè”) e la bevanda arrivare dallo Yemen (anche se sulla sua origine ci sono molte affascinanti leggende), diffuso poi in Medio Oriente, Europa e America attraverso le rotte commerciali, e toccando come prima località italiana Venezia, intorno al 1570. Da allora il caffè iniziò a farsi conoscere e nel XVIII secolo in ogni città italiana c’era una caffetteria dove soprattutto uomini di cultura potevano riunirsi per assaporare la “bevanda culturale”.  A Napoli se ne sono aperti e chiusi tantissimi, anche se in epoca napoleonica ci fu una crisi dovuta al blocco delle importazioni di zucchero contro l’Inghilterra. Molti Caffè dovettero chiudere bottega perchè nell’impossibilità di offrire la bevanda zuccherata.

Ancora oggi ci si può recare nello storico Gambrinus (1860), il più antico ancora esistente a Napoli, nella centralissima piazza Plebiscito, affacciato sul palazzo reale, un caffè che conserva tutto il suo splendore della decorazione di fine ottocento. Se vi capita di andare lì per il vostro piacere quotidiano attenti alle tazzine, di solito sono bollenti! E da qui una delle frasi più famose che spesso accompagnano il rito: Come c…o coce (chistu cafè)!”, che per evitare qualche censura si può proporre come “come caspita coce”!

A Napoli poi c’è sempre stata una benefica tradizione, quella di recarsi al bar e pagare oltre al proprio caffè anche un “sospeso” che verrà consumato da qualche passante meno abbiente che potrà godere di questo caldo omaggio. Dall’anno scorso è nata la Rete del caffè sospeso, una gruppo di associazioni con lo scopo di promuovere “festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso” ma anche la tradizione del vero e proprio caffè sospeso a cui viene dedicato iìun giorno particolare, appunto il 10 dicembre. Oggi.

I bar napoletani che aderiscono all’iniziativa sono
“Bar Settebello” di Pino Stasio via Benedetto Croce 8
“Gran Caffè Grambrinus” Via Chiaia 1
“Cafè Letterario IntraMoenia” Piazza Bellini 70
‘Gran Caffè La Caffetteria’ Piazza dei Martiri 25

Forse una buona abitudine da riprendere, non solo nei suddetti bar. E a Napoli non è ancora del tutto scomparsa, infatti poco tempo fa in una bar del centro di Napoli ricordo di un avventore che lasciava un caffè in sospeso. Un piccolo ristoro in un momento storico così complicato, entare in un bar, bere un caffè che uno sconosciuto ha pagato per chi vive un momento di difficoltà. Magari per dare un attimo di sollievo basta poco….un caffè!

 

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